È strano come le emozioni del tempo che passa riescano a imprimersi così perfettamente in un’immagine fotografica, ma il talento di Elisabeth Guerrier ce l’ha fatta, e nella personale “Plasturgies”, in mostra presso la Galleria Monteoliveto fino all’11 maggio, ha raccontato la paura più grande della società moderna: l’invecchiamento (infoline 08119569414 – www.galleriamonteoliveto.it – galleriamonteoliveto@gmail.com).
Questo mostro dalla pelle avvizzita, che si trascina su gambe stanche, con la schiena curva, terrorizza tutti tanto da indurre persone di ogni sesso, estrazione sociale, cultura o credo, a cedere alle lusinghe mediatiche di prodotti o trattamenti che lo allontanino nell’illusione che la sconfitta sia totale e la vittoria eterna, come la giovinezza così faticosamente rincorsa.
Per raccontare questo timore che si ha attecchito con radici robuste e lunghissime nel contemporaneo mondo dell’effimero, l’artista francese ha scelto un linguaggio poetico e seducente, quello della fotografia: attraverso eleganti e sofisticati scatti rigorosamente in bianco e nero, infatti, vengono ritratte dita rugose nell’atto di affondare mollemente nelle pieghe di un corpo maturo.
Un gesto intimo, forse anche liberatorio, ma sicuramente violento, come una irruzione dolorosa e non voluta ma necessaria, necessaria per la consapevolezza di una condizione a cui non si può sfuggire.
Mani ossute tirano, come un chirurgo prima dell’intervento, lembi di pelle innocente, il cui unico peccato è di mancare quel turgore che tanto piace, tanto furiosamente si cerca, come “difesa ialuronica” verso le asperità della vita.
«Non si può fermare il tempo: corre, sfugge, ci perderemmo parti di vita per stargli dietro. Non ne vale la pena. Godiamoci il nostro oggi, affrontiamo la vita e pensiamo a star sempre un passo avanti, per farci trovar pronti. L’unico elisir di giovinezza è l’ironia».
E lo dice forte della sua conturbante femminilità, Elisabeth Guerrier, mentre un carré con frangetta accompagna armonicamente le espressioni di un volto che racconta senza cancellature d’acidi/vitamine/filler un vissuto pieno, pieno d’ogni istante.
«Questo modo così personale di raccontare un fenomeno contemporaneo ci ha davvero stupiti -afferma Chantal Lora-. Poter ospitare Elisabeth Guerrier nel nostro spazio ci fa davvero piacere».
E sulle pareti bianche della temporary gallery all’11 di piazza Monteoliveto, le sfumature classiche del bianco e nero risultano ancora più ricche, ricche di quella sterminata gamma di grigi che fa la differenza, e colora laddove serve. Un gioco che punta l’attenzione su un male sociale, su un bisogno, su una mancanza che è sempre più evidente, «giocando con la specifica terminologia di plasturgia, l’industria giovane, nata nella prima metà del XX secolo che studia e realizza i processi di trasformazione delle materie plastiche, l’artista -afferma il critico Christian Iorio nella sua presentazione-, intavola un dialogo con la cosmetica per offrirci opere senza pietà, pregne di un messaggio anche estetico su cui riflettere».
Un invito raffinato, dove la leggerezza di calviniana memoria accompagna il desiderio di riscatto dalle folli regole di una società votata alla giovinezza eterna, che si beffa della maturità e dell’esperienza a favore di una totale piallata intellettiva.
Rosaria Morra
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