Bentrovati, oggi ci aspetta un nuovo appuntamento in libreria.
In questi tempi la cronaca ci fa conoscere troppo spesso casi di violenza sulle donne. Donne spesso maltrattate dai propri padri. Donne che tra la mura domestiche, anziché trovare un luogo sicuro accanto al proprio uomo, scoprono l’inferno.
E allora parliamo di questi tristi vicende, con l’augurio e la speranza nel cuore che sempre più donne raggiungano la consapevolezza di non “meritare” questo tipo di trattamento. Denunciate chi vi fa del male!
E così oggi voglio parlare di un un libro che racconta una storia di queste, una storia come tante, che si svolge lontano dal nostro Paese.
Perché Nojuod nasce in un piccolo paesino dello Yemen. Una bimba felice e piena di vita, malgrado con la sua famiglia viva in una condizione di estrema povertà. Nojoud trascorre con allegria tutte le sue giornate, in compagnia dei genitori e dei suoi numerosissimi fratelli.
Ma le cose ben presto cambiano. La famiglia è costretta a fuggire dal villaggio a causa di una furibonda lite del padre con il resto del villaggio. E così Nojoud arriva in città. Ma questo cambiamento repentino sarà duro per la piccola. Qui infatti sarà costretta a lasciare la scuola, a fare spesso l’elemosinare affinchè la sua famiglia possa in qualche modo andare avanti.
E la città la trasformerà nel profondo. La piccola viene costretta a sposare un uomo molto più grande. Un uomo che le infligge dolori e sofferenze. Nonostante la tenera età, la piccola riesca a trovare dentro di sè la forza per cambiare il proprio futuro, e forse essere anche un esempio per tante piccole donne che in quello stesso momento vivevano la sua condizione.
Nojoud lotta con tutta se stessa, trovando anche l’appoggio di giudici e avvocati, che le forniranno tutta l’assistenza necessaria per combattere la sua battaglia. E Nojoud tornerà a essere libera, come ha sempre desiderato in tutti quei giorni di dura sofferenza.
Vi lascio con questa significativa citazione:
“mi sento sudicia dentro, é come se mi avessero rubato una parte di me. Ma nessuno ha il diritto di impedirmi di rivolgermi alla giustizia. è la mia ultima possibilità, non ci rinuncerò tanto facilmente”.
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