Bentornate Tentacoline! Con il libro di oggi proseguiamo il viaggio nell’adolescenza iniziato insieme a Yūko, protagonista di High & Dry di Banana Yoshimoto, anche se Madison, la protagonista di Dannazione di Chuck Palahniuk ha veramente ben poco in comune con la coetanea asiatica.
Madison – la protagonista di queste pagine – ha tredici anni ed è una ragazzina come tante. Be’ insomma, più o meno… Figlia di una star del cinema parecchio narcisista e di un miliardario, viene, tra le altre cose, dimenticata per le vacanze di Natale nel suo collegio di iperlusso in Svizzera dai genitori, in giro per il mondo a caccia di orfani da adottare davanti ai media. Durante una notte degli Oscar, Madison riesce nella non facile impresa di morire per una overdose di marijuana, e all’improvviso si trova in una situazione assolutamente diversa da quella della maggioranza delle sue coetanee
La citazione, dalla seconda di copertina dell’edizione Mondadori, ci lascia subito intuire che la storia di Madison non sarà tra le più comuni: la ragazza si accorge, infatti, subito di essere finita all’inferno e, ancora prima di farsi degli amici, inizia una sorta di conversazione epistolare con Satana nel tentativo di presentarsi e mostrarsi, sull’onda del desiderio tipicamente adolescente di raccontarsi.
Per quanto surreale possa sembrare la situazione, Madison, alla fin fine, è un’adolescente come tante: timida, insicura, affatto contenta del proprio aspetto fisico (che confronta continuamente con quello dei bellissimi genitori e della cheerleader che le tocca come compagna di viaggio all’Inferno) e, nonostante questo, il libro non è solo il divertente viaggio di un adolescente e del suo gruppo di amichetti tra i gironi infernali. D’altronde l’autore è Chuck Palaniuk, avete presente Fight Club (Mondadori, 2003), Invisible Monsters (Mondadori, 2000)? Nonostante gli alti e bassi qualitativi che numerosi lettori gli attribuiscono, Palahniuk, anche in quest’opera, attraverso le parole di Madison, lancia la sua critica al consumismo, alla società moderna in generale, alla smania di apparire, mostrando come i temi a lui più cari rientrino perfettamente anche in un certo modo di vivere (o di morire!) l’adolescenza.
Lo stile asciutto, caustico di Palahniuk ci trasporta in un (altro)mondo di cui, forse per empatia verso la protagonista, presto dimentichiamo l’origine, nonostante, e questa è forse una delle pecche del libro, le infinite descrizioni di demoni, laghi e montagne infernali che arrivano a tratti a stimolare un po’ di noia.
A me è piaciuto. Mi ha messo in contatto con quella parte di me adolescente che spesso si sentiva un po’ all’inferno o che, altrettanto spesso, lo augurava a qualcuno.
E voi, Tentacoline, che adolescente vi portate dentro: siete più romantiche in stile Yoshimoto o infernali in stile Palahniuk?
A presto!
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