Ho divorato 150 pagine in 24 ore, e mai verbo fu letteralmente più appropriato! “L’Assaggiatrice” di Giuseppina Torregrossa è un libro carico di energia positiva, goloso nella sua sicilianità, lieve nella sua scorrevolezza, intenso per le dinamiche che si intrecciano, istintivo nella sua spontaneità. Tra cassatelle, pignoccata, polpette e caponta Anciluzza si sorprende finalmente donna, e non più solo madre, moglie e casalinga come anni di abitudine l’avevano intrappolata a vedersi. Un giorno qualsiasi, senza apparente motivo, Gaetano, il marito, scompare, nessuna spiegazione plausibile si affaccia nella mente di Anciluzza, ma solo l’angoscia di non sapere come pagare il mutuo e di provvedere alla crescita delle sue figlie.
In una cosa però è molto brava mettendoci impegno e passione, la cucina, così la sorella Fifidda le dà un’idea, quella di sfruttare il vecchio magazzino del padre per creare una putìa, una bottega di prodotti tipici dove lei possa cucinare e vendere i cibo della sua terra. Presa ancora dalla rabbia per la scomparsa del marito, ma desiderosa di cambiare e piena di voglia di fare, Anciluzza avvia il suo negozio, che presto diventerà il luogo del suo riscatto. Ora ha un obiettivo, alzarsi la mattina per andare ad aprire il suo negozio, chiacchierare con i compaesani, vendere ai turisti e alleggerire il peso sullo stomaco per riuscire finalmente da sola ad affrontare le spese di una famiglia.
Ma oltre all’indipendenza economica, il retro del negozio è il posto dove lei cucina e condivide i pasti con quelle persone che l’aiuteranno ad essere se stessa e a vivere emozioni ancora sconosciute. Decisa come il gusto delle melanzane fritte nella caponata e dolce come la crema del biancomangiare al latte di mandorla, con un tocco di cannella che completa quasi tutti i piatti ed il profumo dei limoni di Sicilia, Anciluzza libera le sue emozioni come l’aceto zuccherato irrora la zucca in agrodolce e scioglie il suo corpo come la morbida ricotta delle sfincie di San Giuseppe si scioglie a contatto col palato. Accompagnando sempre il tutto con una buona bottiglia di vino, nonostante il caldo torrido dell’estate di Tummìna, Anciluzza si apre sinceramente ai suoi commensali, e abbandona il ruolo casto ed austero che si era lasciata imporre in gioventù dal marito.
“Assittate cominciamo a mangiare in silenzio … La bottarga profuma di uomini, che qui sono tutti pescatori; i semi di finocchio fanno rumore sotto i denti; il cibo ha una consistenza croccante e dura, dai pomodori, all’insalata, al formaggio. La vita qui è dura. Molto lontana dalla morbidezza delle marmellate, delle salse, delle creme del continente, dove ogni cosa, cucinata e confusa insieme ad altre, perde le proprie caratteristiche individuali, fino a ingannare il palato di chi le assaggia, e a nascondere l’identità di chi le prepara”, personalità che Anciluzza riesce magistralmente ad esprimere.
E voi cosa ne pensate?
“L’Assaggiatrice” di Giuseppina Torregrossa, ed. Rubettino, pag.162, € 16,00
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