“Ma che notte è, è tutto vero o mi hai messo della roba nel caffè?”
E mi è sembrato proprio che della roba nel caffè gli attori sul palcoscenico di “Bennisuite” l’avessero davvero bevuta perchè per dare vita ai paradossi ed alle stramberie dei protagonisti dei libri di Stefano Benni occorre anche un po’ di follia. Tra gli autori italiani dei nostri giorni più letti e conosciuti, occupa sicuramente un posto privilegiato per la sua capacità di creare ambientazioni comiche e allo stesso tempo surreali animate da personaggi eccentrici e grotteschi.
Lo spettacolo “Bennisuite” ospitato dal teatro Tieffe di Milano ha reso omaggio alla fantasia della penna di Benni dove Lucia Vasini, Marco Balbi, Nicola Stravalaci e Marcella Formenti hanno prestato il proprio corpo e la propria voce per trasformare in reali le bizzarre e spesso inconcludenti avventure di personaggi decisamente fuori dal comune. Un vero e proprio filo conduttore dello spettacolo non c’è, a farla da padrona sono infatti i personaggi stessi e le varie storie che raccontano sullo sfondo di questo Bar Sport ora chiuso al pubblico, con in vista le sedie una sopra l’altra per pulizie appena fatte dopo l’attività giornaliera e le leggendarie paste appoggiate al pianoforte, ma con funzione esclusivamente coreografia perchè, a mangiarle, si potrebbero vendicare, come accaduto al rappresentante di Milano che fu trovato in preda ad atroci dolori nel bagno di un autogrill di Modena dopo aver sacrificato la Luisona, la decana tra tutte le paste.
Chi va e chi viene, chi dopo un po’ torna e va via di nuovo, ma la particolarità è data da questa mancanza di logica che dai protagonisti in primis si riversa nello scorrere di una piacevolissima ora e mezza che passi a ridere come un matto. Già, perchè alla fine un po’ matto ti senti anche tu, anche solo per invidia, scusate loro si ed io no?
Ma non dimentichiamo la Microband, duo comico-musicale formato da Luca Domenicali e Danilo Maggio, capace di costruire strumenti musicali con i materiali più impensabili, come dei semplici palloncini che diventano l’ideale per suonare la batteria, o esilaranti sketch dove lo strumento inventato di turno accompagna le liti tra i due musicisti su chi debba avere la meglio.
Lo stravagante spirito dei protagonisti di Benni è stato reso in pieno, anche con un effetto contagioso per il pubblico direi, e chi non ha cantato “quella roba nel caffè” per i tre giorni seguenti alzi ora la mano… nessuno, come previsto.
E voi cosa ne pensate?
Vi consiglio “Bar Sport” di Stefano Benni, ed. Feltinelli, € 7.00, pag.136
Lascia un commento