La storia dell’essere umano è costellata lungo tutto il suo corso delle più varie innovazioni, mutamenti, conquiste tecnologiche e successive derivazioni, ciò che ci ha permesso di attraversare i millenni continuando a espanderci e progredire, fino ai giorni nostri.
Bisogna notare, però, che questa caratteristica propria dell’uomo si è notevolmente intensificata nell’ultimo secolo e mezzo circa: l’inizio del processo di globalizzazione, in principio quasi involontario e poi sostenuto dalle forze umane, ha gradualmente portato all’abbattimento delle barriere geografiche, consentendoci di mettere in comunicazione pressoché diretta Paesi che per moltissimi secoli hanno avuto contatti assai sporadici, quando non nulli, a causa dell’insormontabile distanza che li separa.
Un esempio su tutti è il Giappone: terra praticamente fantastica nell’immaginario occidentale fino a qualche secolo fa, e che adesso esercita nei nostri confronti, con sicurezza e continuità, il suo fascino a lungo celato dalla lontananza.
Il Sol Levante del nuovo mondo
Da quando ha fatto il suo ingresso sul palcoscenico globale, la cultura giapponese ha sensibilmente influenzato quella occidentale, dando vita in più occasioni a una prolifica collaborazione artistica, ma anche commerciale e politica.
Dall’altro lato, anche il Giappone stesso ha, volente o nolente, assimilato molto da questa reciprocità di scambi e intensità di relazioni, giungendo a rimodernare in maniera abbastanza netta la propria società e il modo di interfacciarsi con l’ “altro”, sia in termini di rapporti personali che di politica internazionale.
L’economia giapponese è all’avanguardia e ricopre un ruolo di primo piano nel mercato mondiale, regalandoci un’immagine di benessere, prosperità e ordine.
Muovere i primi passi verso il Giappone
Tutti i fattori fin qui elencati invogliano una buona fetta della gioventù “occidentale” ad approfondire la conoscenza di questo paese situato all’estremo limite orientale del globo: affascinati dalla sua storia millenaria, dalla sua cultura resa particolarissima dall’isolamento dovuto, appunto, al vivere su un’isola in mezzo all’oceano, dalla ricchezza delle sue grandi città e dalla meraviglia dei suoi paesaggi naturali (pensiamo, ovviamente, per fare un esempio alla stagione della fioritura dei ciliegi), sono sempre più numerose le persone che decidono di investire le proprie risorse per entrare a far parte di questa meravigliosa “sfera nipponica”.
Di pari passo con quanto detto finora, le Università si sono attrezzate provvedendo a fornire ai propri studenti i mezzi e le conoscenze necessarie ad imboccare una carriera in questo senso. Fondamentale è, preliminarmente, la conoscenza della lingua: il primo passo dunque è seguire lezioni di giapponese.
La lingua oggi
La lingua giapponese presenta alcune peculiarità strutturali comuni ad altre lingue ma che non si trovano in italiano o, più in generale, nelle lingue dell’Europa occidentale. Ciò è dovuto, principalmente, alla continua contaminazione di altre lingue straniere, soprattutto il cinese e, in un secondo momento, l’anglo-americano: essendo stata la lingua giapponese a lungo frammentata in una molteplicità di innumerevoli dialetti regionali e isolani, essa si è sviluppata conservando un carattere di straordinaria ricettività ai prestiti linguistici, utili inoltre a favorire il commercio con le terre continentali.
La scrittura
Il sistema di scrittura si basa su due alfabeti sillabici, l’hiragana e il katakana. Il primo è impiegato specialmente per i prefissi, i suffissi, le particelle. Viene usato inoltre per scrivere sul computer.
Il katakana è in alcuni casi simile allo hiragana, ma più rigido e squadrato. Viene attualmente impiegato soprattutto per trascrivere le parole di origine straniera. Fra i giovani è sempre più diffuso l’uso dei katakana per scrivere sostantivi giapponesi dai kanji troppo difficili o antiquati. Vengono infine usati per la scrittura delle voci onomatopeiche.
Per molti aspetti l’uso del katakana rispetto allo hiragana ha funzioni analoghe a quello del corsivo latino rispetto al tondo.
Esiste infine una serie di segni, di derivazione cinese, chiamati kanji. Adottando gli ideogrammi cinesi, i giapponesi hanno importato anche la loro pronuncia, detta on, modificata secondo la propria fonetica, specialmente per le parole composte, data la brevità di tali pronunce (la lingua cinese scritta di epoca classica era di fatto quasi totalmente monosillabica).
Per quanto complessa possa sembrare da apprendere, tuttavia, la padronanza di questa lingua orientale può regalare importanti soddisfazioni a coloro i quali coraggiosamente decidano di compiere gli sforzi necessari per impararla, oltre, naturalmente, ad essere il trampolino di lancio per penetrare i misteri di questa affascinante cultura.
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