Dall’VIII secolo ad oggi l’arte del Maki-e continua ad affascinare tutto il mondo. Questa singolare e unica tecnica decorativa, che prevede realizzazione di motivi con polveri di metalli preziosi e la loro laccatura, è arrivata dal Giappone insieme ai primi missionari cristiani.
Attraverso i commerci della Compagnia delle Indie Orientali è dilagata poi in tutta Europa, ammaliando non poche famiglie reali che ne divennero appassionati collezionisti.
L’eleganza dei disegni, la loro preziosità e l’effetto splendente delle lacche ben si sposava infatti con i gusti regali.
La tecnica originale si basa sull’utilizzo di polveri di metalli come l’oro, l’argento, il platino e l’oro giapponese che, abbinate a pigmenti, vengono applicate sul disegno realizzando la decorazione con pennelli sottilissimi. A fissare il tutto viene posta una resina, estratta dalla linfa dell’urushi un albero tipico della dell’Asia Orientale. È prevista poi l’asciugatura all’interno di contenitori umidi in cui l’acqua attiva gli enzimi della resina, favorendo l’essicazione e la trasformazione di quest’ultima in una lacca lucente.
Osservando le decorazioni sembrano così fuse insieme all’oggetto, trasformandolo in una vera e propria opera d’arte.
Nel tempo questo tipo di lavorazione ha visto il fiorire di diverse modalità di applicazione, a seconda delle diverse polveri metalliche utilizzate, della loro grana e consistenza, tanto che si contano oltre ottanta varianti possibili. Ognuna di queste consente di ottenere motivi ed effetti finali unici. Incisioni e lavorazioni a rilievo, così come l’utilizzo di impalpabili lamine di metallo, sono per esempio usate per la realizzazione di fiori e paesaggi autunnali di estrema eleganza. Così come è possibile giocare sulle sfumature di colore o, al contrario, sulla netta contrapposizione delle polveri preziose con le lacce scure che ne permettono un maggiore risalto.
Ad aver ridato lustro alla tecnica Maki-e è oggi il maestro Yutaro Shimode, il più importante esperto vivente di questa antica lavorazione. Il maestro è riuscito a portare in tempi moderni una così antica tecnica, utilizzando nuove modalità di lavoro come la serigrafia e materiali contemporanei, quali alcune sostanze adesive, che permettono di adattare il Maki-e alla produzione industriale, facendo sì che questo si rinnovi senza perdere il suo fascino tradizionale.
Vista la sua unicità e la sua particolarità la tecnica orientale è stata protagonista delle celebrazioni per il 150°anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone, diventando occasione di scoperta e di comunione tra le arti artigianali dei due paesi. Il maestro Shimode è stato infatti ospitato presso il Museo nazionale d’arte orientale Giuseppe Tucci di Roma lo scorso 25 febbraio per tenere una conferenza sul Maki-e, incantando la platea con una dimostrazione pratica della minuzia e della precisione che questa tecnica richiede nella sua realizzazione.
Per tutti coloro che hanno perso l’evento è possibile ammirare dal vivo alcuni oggetti realizzati con la tecnica Maki-e esposti all’interno del Museo nazionale di arte orientale di Roma.
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