Avere dei chili in più per noi donne è sempre stato un problema.
A pensarci bene, sembra che anche le nostre antenate abbiano “patito” questo dilemma, basta guardare qualche scultura di epoca preistorica o greco-romana per avere un’idea ben precisa sulle forme, alquanto generose, delle donne di allora.
Dietro a quelle curve spesso smisurate, ma così ben riprodotte, si è sempre celata la filosofia del gentil sesso, che ogni generazione ha vissuto mescolando un po’ del nuovo intrecciato al vecchio. A questo va aggiunto che, il concetto di bello assoluto è mutato nel tempo un po’ come la moda, e se oggi la taglia 38 vuol dire essere in salute, qualche secolo fa, quel rotolino di ciccia dava la conferma di essere una donna fertile e sana.
Le arti visive ci aiutano a comprendere meglio questi aspetti di cambiamento attraverso varie rappresentazioni e le differenti correnti di pensiero.
Dando uno sguardo all’arte contemporanea, ci accorgiamo che anch’essa non è da meno, specie se ci si riferisce alle pitture dell’artista colombiano, Fernando Botero.
Uomini, donne, sentimenti e oggetti, tutti voluminosi.
Nessuna connotazione erotica, nessun bel corpo in mostra ma solo una realtà artefatta diversa dal solito, quella che gli artisti precendenti scartavano in quanto preferivano copiarla, piuttosto che immaginarla.
Il Maestro ha saputo infatti proprorre un’arte astratta in tutti i sensi, alterata e spesso grezza, con dei colori sempre fiochi e quasi mai determinanti, perché non vi sono né ombre, né forme da rilevare, se non quelle che egli stesso volumizza.
Botero più che dipingere per passione, lo fa per acquietare una necessità interiore.
Ma ci sono due motivi per cui il Maestro dipinge tutto in “extra large”: il primo è riconducibile al suo essere così alternativo e nuovo. Botero non prende spunti, il suo pensiero e la sua mano fanno da strada alla realizzazione dell’opera. Non è interessato alla fisicità dei suoi soggetti.
Il secondo motivo è da ricercare invece in una vera e propria riflessione sulla vita moderna.
Lo sguardo dei soggetti non accenna ad emozioni, non hanno “movimento” e l’abbondanza di questi è il paradigma della nostra società, sprecona ed opulenta.
Insomma, per l’artista colombiano l’obesità non è un problema ma dietro alle rotondità si cela una filosofia metropolitana, anzi mondiale.
Sembra quasi un luogo comune, del tipo “l’aspetto fisico non conta, ma con una grassa non mi ci fidanzerei mai!”
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