Diventare famosi è il sogno ricorrente a molti.
Sentirsi importanti è la più alta forma di egocentrismo mai esistita, ci rende più sicuri e protetti da qualsiasi cosa.
Sarà stato questo a dare ulteriormente coraggio ai primi divi di Hollywood (anche agli ultimi!) che, consci della loro bravura cinematografica, hanno saputo trasportarla anche nella loro vita privata,non sapendo però poi più scindere l’attore e il personaggio.
Ma siamo proprio sicuri che sia stato tutto merito loro? Insomma, erano talentuosi si, ma non c’è stato nessuno a spingerli ad essere così bravi ed emozionanti?La risposta è da ricercare all’interno delle pellicole che essi stessi hanno girato.
Un valido contributo è sicuramente l’entrata in scena; una “presentazione ritardata” ha aiutato sicuramente ad accrescere la curiosità dello spettatore nei confronti del suo beniamino, il quale non sa in quale parte del film sia stato collocato. E’ una tecnica del cinema in cui l’attore protagonista non appare dall’inizio nel film,ma a racconto già avviato.
Esaminiamo due dive del cinema degli albori:
è il caso di Greta Garbo in Anna Karenina, giovane innamorata del conte Vronskij; i due si incontrano ad una stazione ferroviaria e nell’inquadratura si intravede una scena tipica (carrozze di un treno,un orologio), quando dal vapore dissolto del mezzo si scorge il bellissimo viso dell’attrice svedese.
Secondo i critici, questo sarà uno dei volti cinematografici più ricordati di sempre.
Un altro esempio del genere lo si può fare con l’icona dello scorso secolo,ovvero Marilyn Monroe, definita ultima diva del cinema in quanto a chiara espressività, secondo il sociologo francese Edgar Morin.
” A qualcuno piace caldo ” ha all’interno la stessa scena proposta in Anna Karenina, con l’unica differenza che quì vi c’è da ridere: la Monroe presa in primo piano, viene colpita sul posteriore dal vapore, così da farla balzare in avanti in modo molto comico, come suo solito, da svampita.
In “ Quando la moglie è in vacanza” invece, l’attesa della visione della bella americana, si placa quando si intravedono le sue curve in ombra,dietro ad una porta. Un jingle avverte il pubblico del suo ingresso ufficiale,accompagnato da un movimento sinuoso e una parlata da oca,ma lei,in tutta la sua bellezza appare in soggettiva dagli occhi del protagonista, estasiato proprio come lo è il pubblico.
Può essere l’inquadratura dunque, lo sguardo della comunicazione recitativa?
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