Benritrovati lettori, eccomi ancora qui per parlarvi di Serena Sabella e del suo libro Mamma non si nasce.
Serena Sabella è bismama, blogger, scrittrice, mamma, lavoratrice, e chissà che altro, eppure la prima volta che la vedo, in barba al suo fastidio per le esigenze classificatorie della gente, a me sembra più di tutto una donna. Una bella donna, solare, minuta, curata come si converrebbe ad una lettrice di Tentazionemakeup, aperta e accogliente.
Nonostante sia la prima volta che ci incontriamo siamo subito in confidenza, probabilmente perché è già da tempo che chiacchieriamo attraverso i nostri blog e le rispettive pagine facebook ed è strano incontrarci con un sorriso, perché le premesse del nostro incontro non erano propriamente quelle del lieto fine: sarà il fatto che tra noi c’era un pc, sarà il fatto che lei è davvero una bella persona, ma ho l’impressione che nel “mondo reale” i nostri rapporti sarebbero stati un po’ più complicati.
La prima volta che ho letto Mamma non si nasce, ero a casa di mia sorella, a lei avevo regalato il libro e a lei avevo chiesto di prestarmelo e la prima impressione non era stata di grande identificazione con la protagonista: mi era sembrata tanto diversa da me, così ossessionata dalla gravidanza, così preoccupata per qualsiasi cosa, così totalmente centrata sull’essere mamma. Ero un po’ perplessa dalla lettura e ne avevo scritto sul mio blog. E lei ha letto.
Ora: nel “mondo reale” un normale, narcisista, autore, mi avrebbe probabilmente insultata, lei invece ha commentato serenamente prima sul blog e poi in privato aggiungendo semplicemente tutte le tessere che, a mio parere, mancano al libro per conoscerla veramente e fare di lei la donna che è.
E d’altronde, l’obiettivo del libro non è quello di far conoscere Serena, per quello, se volete c’è il suo blog, dove Serena parla un po’ di tutto. Se invece volete farvi un’idea tutt’altro che approssimativa di quanto ci si stressa nel tentativo di diventare mamme, di cosa succede quando l’obiettivo mammità vi permea totalmente senza che riusciate a liebrarvi e, soprattutto, volete farvi un’idea in maniera divertente, Mamme non si nasce è il libro per voi: a patto che non stiate cercando risposte certe, come lei stessa suggerisce, e a patto che prendiate il tutto con la giusta dose di ironia.
Perché nel libro di Serena c’è veramente molto della vita da donna-mamma: dalla ricerca ossessiva del ginecologo migliore, al rapporto con l’uomo della tua vita che, spesso, complici gli ormoni, non è esattamente in linea con te, fino al baby blues, la depressione post-partum, che Serena descrive con leggerezza e ironia.
Proprio intorno alla descrizione del baby blues erano, inizialmente, nate alcune delle mie perplessità sul libro e ne comprendo la natura solo sentendo parlare Serena della sua esperienza: mi racconta della delusione per il suo primo parto cesareo obbligato e di come questa delusione si sia trasformata, nei primi giorni di vita del bambino, in una profonda depressione dalla quale è uscita soprattutto grazie, ma non solo, alla presenza e all’aiuto del marito. Le leggo negli occhi l’amore per il compagno che, in quei momenti, è riuscito a capirne il disagio, supportarla nella ricerca del giusto aiuto, aspettare che, giorno dopo giorno, tornasse a sentire la voglia di vivere e di viversi la propria maternità. Mi racconta del giorno in cui una carezza del suo bimbo le ha fatto all’improvviso sentire emozioni che il baby blues non le aveva ancora permesso di concedersi e capisco che l’ironia con cui ha raccontato questo periodo nel libro è in linea con il tono del libro, ma soprattutto con il suo vissuto: quello di una donna in grado di capire quando chiedere aiuto e quando essere in grado di camminare nuovamente nel mondo con le proprie gambe. Solo chi ha superato con forza un periodo del genere, penso, può descriverlo in maniera così scanzonata.
Le chiedo anche come le è venuta l’idea di scrivere il libro e mi racconta di come abbia deciso, dopo la nascita della seconda bimba, di aprire il blog, per scrivere di sé e del mondo che la circonda, perché le parole le escono dalle dita con la naturalezza di chi la scrittura ce l’ha nel sangue e nel cuore, e di come il suo stile sia stato notato da una editor della RED che le ha chiesto un capitolo di prova e ha sposato immediatamente, proponendola alla casa editrice, l’idea di Mamma non si nasce.
A guardarla sembra di veder fluire l’energia che la anima, quella che le da la forza di lavorare, prendersi cura di se, della famiglia, dei figli e, dopo aver addormentato Second, la piccola di nemmeno 3 anni, aprire il portatile sul letto e mettersi a scrivere libri, articoli, post per il blog, recensioni di prodotti di varia natura (dalle macchine fotografiche ai film) e organizzare incontri di mamme blogger.
Incontrandola ho capito che parte del mio iniziale disappunto per il personaggio del libro era nel fatto che la donna del libro è una donna tutta figli-e-gravidanze e capire che Serena Sabella NON è quel tipo di donna, mi ha permesso di rileggere il libro secondo una nuova ottica. Mamma non si nasce èun monito per tutte le donne: per quelle in cerca di figli, ma anche no; per quelle in periodo fertile, ma anche no; per quelle con l’orologio biologico carico dall’adolescenza ma anche per quelle che l’istinto di maternità non lo vorrebbero nemmeno in regalo. Mamme non si nasce è un libro divertente che tutte le donne possono leggere trovandoci la propria morale o semplicemente facendosi qualche risata.
A me, personalmente, Serena Sabella con il suo libro ha detto: Attenta! Se dimentichi la ricchezza della vita, e ti concentri nevroticamente sul raggiungimento di un singolo obiettivo, rischi di sentirti rinchiusa tra i confini della vita come un personaggio tra le pagine di un libro.
E voi? Vi siete mai lasciate trasportare da un obiettivo che all’improvviso vi ha fatto dimenticare tutto il resto?
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