Ciao a tutti!
Tra i fenomeni che in Italia hanno contribuito allo sviluppo del concetto di pubblicità televisiva moderna attraverso la descrizione di un prodotto con una breve sequenza narrativa è da citare senza dubbio il carosello, che il Museo del Fumetto di Milano ha deciso di ospitare con una mostra-evento.
Il carosello ha accompagnato per 20 anni, dal 1957 al 1977, le case di tutte le famiglie italiane che ogni sera si riunivano davanti alla televisione per vedere quali episodi sarebbero stati trasmessi. La particolarità dei caroselli, ovvero l’elemento che li ha resi così popolari, sono le storie dei vari personaggi e le avventure in cui sono coinvolti che hanno però lo scopo di pubblicizzare un prodotto. Penso che la vicenda del tenero pulcino Calimero sia nota anche a chi, per ragioni anagrafiche come per la sottoscritta, i caroselli non li ha potuti vedere in televisione: diventato nero perchè si è sporcato, la mamma non lo riconosce tra i suoi pulcini bianchi, ma quando torna bianco dopo un bagno col sapone la mamma lo riprende con sè, sicuramente il carosello più famoso tra tutti.
La mostra è ben strutturata, divisa per aziende di produzione che hanno dato vita a caroselli di genere diverso, da quelli completamente animati come Calimero per il sapone o Carmencita per il caffè, creando dei veri e propri personaggi il cui successo è stato in grado di superare il carosello stesso ed alimentare altri business come quello dei gadget: pupazzi in tessuto o gonfiabili, portachiavi, giochi da tavolo, dischi con le sigle dei caroselli, oggetti di uso comune che ritraggono questo o quel personaggio, intere serie di fumetti, e molto altro ancora che si può identificare come il precursore di alcune tattiche pubblicitarie dei nostri giorni.
Altri caroselli sono invece composti da una parte animata ed una reale dove la storia di un personaggio in carne ed ossa si intreccia con quella di un protagonista disegnato e, nella maggior parte dei casi, il filo conduttore è un ostacolo da superare insieme. Non mancano comunque anche i caroselli interamente filmati, come quelli dedicati ai collant che hanno messo in mostra le gambe delle gemelle Kessler suscitando proteste per via della censura del tempo ed obbligandole ad indossare calze scure e coprenti.
Ammetto di avere scorto parecchi visi nostalgici alla mostra, ma anche molti ragazzi che, al contrario di chi li ha vissuti, hanno dedicato invece qualche ora a conoscere più da vicino questo fenomeno che ha davvero unito l’Italia.
“La fabbrica di Carosello – La pubblicità che unì l’Italia”
Museo del Fumetto, Viale Campania 12, Milano, 8 febbraio-14 aprile 2013, prorogata fino al 9 giugno 2013, ingresso € 5.00
E voi cosa ne pensate?
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