Riservata e solare, delicata eppure fortemente materica, concettuale e concreta, è una preziosa serie di ossimori l’arte di Brunella D’Auria, in mostra presso la NAI arte contempranea di Gennaro Castiglione e Cesare Molinaro fino al 30 aprile nella personale “NeancheUnaParola”.
«I miei lavori sono la cura ad ogni malessere, ad ogni sconforto, ad ogni inquietudine. Nell’atto stesso di produrre e creare guarisco e rinasco più forte».
Così l’artista napoletana classe 1967 descrive la sua creatività, una creatività che si sostanzia in forme e soggetti molto particolari, frutto di un percorso formativo d’altissimo profilo; dopo gli studi di grafica e fotografia, infatti, Bruia ha intrapreso l’attività artistica elaborando un linguaggio multiforme che compenetra e reinterpreta pittura, disegno, grafica, collage, scultura, installazioni sonore e design.
Fiorire di raffinata sobrietà e di naturale eleganza, Brunella D’Auria si definisce artigiana e non artista: «questo è un lavoro che si fa con le mani, dove ci si sporca, dove ci si immerge completamente».
E calarsi nelle opere di “NeancheUnaParola” (visitabile dal martedì al venerdì dalle 16,00 alle 20,00) è come varcare la soglia nascosta di un universo parallelo, onirico, visionario, dove la parola si fa metafora; un viaggio avventuroso in un mondo fatto di ferro, catrame, cere, pietre, vino, caffè, e persino peli animali, popolato da figure allegoriche, spesso tratte dalle fiabe, come Grimilde, La bambola, o Il grillo parlante.
“Parole al guinzaglio, sottovuoto, bendate, imbavagliate, sommerse da una spessa coltre protettiva che ci rende sordi, distanti, falsamente presenti, freddi, inermi, svogliati, assenti, indifferenti”, un inciso tratto dal brano che accompagna l’esposizione, arricchita da catalogo con testo critico a cura di Diana Gianquitto; le parole, infatti, diventano cornice o sfondo di ogni lavoro, ritagliate da giornali, libri o scritti comuni, vengono accuratamente scelte e poste in una specifica posizione, come monito o sentiero del percorso che Bruia invita a intraprendere, una storia universale resa con cromie calde, esaltate nello spazio al 23 di via Chiatamone da abili giochi di luci.
«Nonostante il suo sia uno stile evidentemente sofisticato diventa estremamente comprensibile, l’osservatore, infatti -spiega Molinaro-, il pubblico coglie immediatamente il messaggio che custodisce l’opera e l’apprezza in tutti gli aspetti».
Dai dipinti alle sculture, ogni opera è ammantata da una rete, una maglia che li racchiude, li imbriglia, li imprigiona, un ordito accurato e pulito scelto e imbastito con assoluta dedizione, la dedizione di un’artigiana speciale.
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