“Il sentiero dei nidi di ragno” è un caposaldo della letteratura neorealista che, come scrive, Calvino: “…non fu una scuola. Fu un insieme di voci, in gran parte periferiche, una molteplice scoperta delle diverse Italie, anche – o specialmente – delle Italie fino allora più inedite alla letteratura…”.
Questo testo, spesso, viene “imposto” come una lettura obbligatoria durante gli anni del liceo e anche per me fu così ma, avendo voglia di rileggere con occhi diversi un testo che comunque mi aveva incuriosita ho scoperto un significato differente di questo libro.
Attraverso gli occhi di Pin, discolo dal simpatico volto lentigginoso, viviamo la Resistenza: quella vera fatta di crudeltà, fame, lotte ma anche amicizie e sguardi silenziosi colmi di significato.
Egli vive con la sorella, che ha un atteggiamento molto materno nei suoi confronti, ma la vera famiglia di Pin è Lupo Rosso, un ragazzo più grande di lui con il quale si spinge a nuove avventure anche fuori la sua città.
Pin, colmo di quella ingenuità giovanile, si mescola in a un gruppo scalcinato di partigiano come aiuto-cuciniere: lì scopre che il mondo “dei grandi”, anche di quelli che sembrano buoni, è fatto di tante piccole meschinità umane.
Ed è proprio questo la parte migliore del libro: “Il sentierio dei nidi di ragno” ci racconta la resistenza vista dagli occhi di un bambino: un avventura, un gioco ma anche un rito di passaggio verso la vita adulta, la vita vera.
Il tono usato da Calvino, genio e maestro della Lettaratura italiana, sembra fantastico ma racconta la crudeltà di un periodo storico di cui, ancora oggi, si ignorano molti aspetti.
U n libro che consiglio a tutti coloro che vogliono conoscere e immetersi in un’ottica differente perchè sapere una sola versione dei fatti, a volte, non basta.
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