Eccomi qui, ancora, per parlare di libri. Quello di cui vi parlo oggi, Ali di babbo, di Milena Agus, è un libro piccino piccino. A me fa tenerezza anche solo tenerlo in mano: mi trasmette leggerezza, freschezza.
Fonte Immagine: Amazon
Ali di babbo è la storia di madame, “così chiamata perché forse un giorno andrà in Francia”, che guarda il mondo con occhi incantati, ama la sua terra al punto da non volerla vendere, mettendosi così contro tante, troppe, persone, e, nonostante la vita gliene abbia fatte tante, continua a dispensare amore indistintamente, e ad aspettare che un giorno qualcuno la ami come vorrebbe, e continua a organizzare le sue magie per chiunque ne abbia bisogno.
Ed è la storia di un’adolescente, che non sa dove sia il padre, ma lo trova nel vento che le fa volare le lenzuola e che ci racconta, con i suoi occhi ancora un po’ di bimba, madame e la magica terra in cui vive. È una voce di bambina non ancora cresciuta, quella della protagonista, che a 14 anni vorrebbe sentirsi già donna ma è ancora un po’ bambina. E con i suoi occhi da bambina non ancora donna osserva, guarda, spia e vede cose che ci sono e non ci sono, che capisce solo in parte e che racconta con l’ingenuità di chi non sa spiegarsi il male del mondo.
“Per quanto riguarda la sua, di felicità, madame dice che se non è già arrivata, è molto difficile che arrivi a una certa età. Certo non impossibile. La peggior cosa è la solitudine. Quando pranza da sola, e questo avviene quasi sempre, senza tovaglia e con il tovagliolo di carta, sente un fantasma che le dà dei colpi alla testa, buttandogliela nel piatto. Come se il fantasma la rimproverasse di non essere capace di vivere con qualcuno, di avere un amore. Anch’io questa sua solitudine non me la spiego, se non con una maledizione, perché madame è la persona più bella e buona che conosco e nel suo calendario trovi scritto il promemoria di tutti i favori che deve fare…”
Milena Agus, Ali di babbo – p. 17
Soprattutto, Ali di babbo, è la storia di una terra che amo profondamente, la Sardegna, quella vera, quella lontana dalle coste smeralde delle speculazioni edilizie, quella fatta di colori, odori, profumi, cespugli, pietre e soprattutto mare.
Milena Agus riesce a trasmettere l’essenza di questa terra: leggendo il libro ho avuto l’impressione di sentire il profumo del mare salire dagli scogli fin sui sentieri rocciosi di mirto e lentischio; ho sentito il calore del sale sulla pelle e ho visto le stelle come solo in certe notti lontane dalle luci della città si può. Ho sentito un po’ dell’ingenuità di chi si affaccia alla vita vedendone alcuni degli aspetti peggiori, ma riesce ad andare avanti con la leggerezza e la freschezza di chi ha ancora alle spalle solo l’infanzia e di fronte il mare, il sole e la terra.
Ho letto recensioni e pareri discordanti su questo libro: io l’ho trovato semplice ma non banale; leggero ma non superficiale; fiabesco ma crudo e reale ed anche per questi motivi ve lo consiglio.
Mi ha lasciato: il ricordo del sole e di profumi conosciuti.
Leggetelo se: se pensate che le brutture del mondo abbiano bisogno di personaggi fiabeschi per essere un po’ addolcite.
E a voi capita di leggere dei libri perché parlano di un luogo che conoscete o di pezzi di storia che avete vissuto? E vi riconoscete nella lettura? O vi sembra che i vostri ricordi siano diversi da quelli dell’autore?
Seguitemi, se vi va, anche sul mio blog Tanto per…
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