i Dieci Inverni è un libro-film: è la trasposizione scritta dell’omonimo film dello stesso autore del libro, Valerio Mieli.
Prima di leggere il libro, avevo visto il film dieci inverni che mi aveva letteralmente conquistata. La trama mi era già nota ma il piacere che può donarti la parola scritta è estremamente diverso!
Questo romanzo ambientato durante 10 lunghi inverni nella laguna di Venezia narra il prologo, lungo appunto 10 inverni, della storia d’amore tra Camilla e Silvestro.
Camilla compie timidamente un passo importante nella sua vita: si trasferisce dal suo piccolo paesino di provincia a Venezia, per poter frequentare il primo anno dell’università. Sul vaporetto nota, tra la folla, un ragazzo. Anche lui ha con se una pesante valigia: come lei è appena arrivato in laguna. Silvestro inizia a guardarla e vorrebbe parlarle ma lei, schiva, si rifugia fra le pagine di un libro. Lui non demorde e sfacciato, ma anche un po’ imprudente, decide di seguirla tra le nebbiose calli.
Proprio tra le calli inizia questa storia lunga 10 anni: un inverno dopo l’altro, Silvestro e Camilla finiscono per litigare, allontanarsi e ritrovarsi più volte.
I loro sguardi si incroceranno e scontreranno mille volte nell’affollato mercato di Rialto, durante feste di matrimonio, nella fredda Mosca. Sanno di piacersi ma non hanno il coraggio di dirselo e lo faranno solo dopo aver sviscerato le loro vite.
Durante questi 10 anni Camilla e Silvestro passeranno da universitari fuori sede, presi dallo studio e dalla feste in appartamento a giovani adulti catapultati nel mondo del lavoro con delle responsabilità, maturati e diversi si incontreranno nell’inverno 2007 e allora capiranno che è giunto il momento di fermarsi, di non rincorrersi più.
Le parole dei personaggi di Mieli rispecchiano i pensieri e la vita di tanti giovani, i loro sogni e le loro ambizioni, ma anche le loro paure. Con un tono semplice ma curato, nelle pagine del libro troviamo espresse le voci, distinte ma in sintonia, di Camilla e Silvestro che si affacciano alla vita.
Dal vaporetto pieno di gente bagnata di pioggia che tornava
dal lavoro, osservavo, impastati nella nebbia, i palazzi
e le luci di Venezia. Mi forzavo a leggere il libro che
avevo portato con me, ma restavo ferma sulla stessa pagina.
Provavo ad andare avanti e di nuovo per l’emozione
tornavo a guardare fuori.
Valerio Mieli
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