Ciao a tutti!
Spesso capita di sentirsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, insieme ad una conseguente serie di domande che si accumulano dentro i pensieri, di cercare una soluzione a questo pericoloso stato d’animo il più velocemente possibile e, almeno in parte, senza dolore. Quello che accade alla Contessa di “Rossovermiglio” ( Benedetta Cibrario, ed. Feltrinelli, pag. 214, € 7,50) si può riassumere così, una spinta al cambiamento così intensa da non riuscire a coglierla davvero.
La vita della protagonista (senza nome nel romanzo) si snoda tra la Torino monarchica degli anni ’20 e le colline senesi del secondo dopoguerra, tra una società ricca e sfarzosa dove tutto è solo apparenza e buone maniere ed una tenuta solitaria in campagna dove le giornate scorrono lente in compagnia dei cavalli. A soli vent’anni il padre della protagonista compila una lista con cinque nomi, candidati facoltosi per la riuscita di un matrimonio socialmente utile, ma nonostante la repulsione provata per un tale gesto, la paura per la reazione del padre la sovrasta, celebrando così delle nozze adeguate al suo status aristocratico.
Nonostante i primi tentativi, l’unione non è però felice, il disprezzo ed il rancore diventano dominanti, l’odio è reciproco e la volontà di allontanarsi dai salotti per bene conducono la protagonista a trasferirsi in Toscana, sola con la sua terra ed i suoi cavalli. Il tempo passa e la vita della Contessa trascorre insieme al faticoso ritmo dei suoi campi, che adibisce con costanza e dedizione alla produzione del vino, circondata da amici che amano spendere le loro giornate in sua compagnia nella tenuta.
Il suo vitigno intanto diventa produttivo, il suo vino famoso ed apprezzato, mentre il mondo aristocratico negli anni ’40 si trova a fare i conti con la guerra e con la perdita dei suoi privilegi, definitivamente caduti con l’affermazione della repubblica sulla monarchia nel ’46, anche se in realtà la consapevolezza di quanto stesse accadendo era molto lontana: “A furia di pensare cosa sono stati questi anni di guerra e di perplessità, ognuno di noi vacilla un po’ nelle proprie convinzioni; in fondo è naturale, non siamo stati educati ad avere una passione civile o politica. Tutti’al più abbiamo paura, che le cose cambino … Sappiamo conservare, non mutare” (pag. 126).
E’ proprio il cambiamento infatti il vero amico/nemico della protagonista: ha sposato un uomo sconosciuto perché la sua famiglia glielo ha imposto, ma è stata anche in grado di lasciarlo per ritrovare se stessa in un luogo più adatto a lei. Si butta irrazionalmente in una relazione con un uomo discutibile ma pieno di fascino, lo aspetta per anni e lo accoglie in casa sua come se il tempo non fosse passato, però è anche capace di trasformare una terra abbandonata in un celebre e stimato vitigno grazie alle sue forze ed alla sua passione.
Qual è allora la strada giusta da seguire? E’ la domanda che la Contessa si pone per tutta la vita e forse, dopo la scoperta di un’amara verità, riesce davvero a capire quale direzione seguire
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