Settent’anni e non sentirli.
Ricordate il film “Lo strano caso di Benjamin Button”? Pare proprio che la stessa sorte sia toccata a Roger Waters, ringiovanito dal tempo.
Lo scorso 6 settembre infatti, uno dei fautori mondiali del rock progressive e bassista/fondatore/autore del celebre gruppo Pink Floyd, ha spento 70 candeline circondato da polemiche ed attacchi.
Piccolo incidente diplomatico per lui quando qualche settimana fa si trovava a Dusseldorf (Germania) per un tour mondiale dedicato a The Wall, nel quale ha fatto mostrare un maiale con una grossa Stella di David che ha suscitato l’ira della comunità ebraica alla quale ha chiesto scusa.
Nasce nel 1943 a Great Bookam, vicino Londra, dove ha vissuto parte della sua vita e ancora piccolo, nel febbraio del 1944, perde suo padre impegnato nello sbarco di Anzio (Roma).
La scorsa primavera infatti, a sorpresa, è arrivato nella cittadina romana davanti all’ingresso del cimitero dove il suo defunto padre – Sir Eric Flechter – riposa da quella famosa battaglia di Montecassino.
Un vuoto sempre “presente” nella testa di Roger, che negli anni ha più volte provato a colmare, con riflessioni e soprattutto musica e parole.
“When the tiger broke free” ne è un esempio.
Iscrittosi al Regent Street Polytechnic alla facoltà di architettura, conosce i suoi futuri “colleghi”: in primis, Syd Barrett (al secolo Roger Keith Barrett) al quale era molto legato e che dopo il suo abbandono al mondo della musica per i noti problemi legati all’uso di LSD, ne è diventato compositore ufficiale dal 1968 in poi; Rick Wright, Nick Mason e poi David Gilmour.
Roger ha sempre raccontato che la “sua” musica, quella iniziale, era semplice e sperimentale, senza un vero pubblico e pare che abbia lasciato gli studi spendendo tutti i sussidi accademici pera comprare strumenti musicali.
Però, ad un certo punto, capisce che qualcosa cambia in quelle opere senza parole tanto da affermare che « se suoni in una band e suoni qualcosa a caso, prima o poi si sviluppa»
Sempre più frequenti i piccoli concerti nei locali londinesi, gli ormai consolidati “The Tea Set” diventano i Pink Floyd (in onore di due bluesmen) raggiungono il successo nel 1965 con una leadership tutta psichedelica e molto barrettiana;dopo l’abbandono di Syd, è Gilmour a delineare il sound e la leggerezza della band, ma Roger, sempre contrario a questa nuova direzione, si impone con la scrittura di numerosi testi simbolici e di matrice jazz.
Il suo non è mai stato un carattere facile e ciò ha avuto ripercussioni anche nel suo lavoro e nella gestione del gruppo, che fu una vera e propria oligarchia, ha dettato legge creando delle rotture all’interno della band.
Inoltre, la sua noncuranza nel rivelare la sua fede politica e il suo fermo ateismo lo hanno convinto ancora di più – negli anni ’70,di fervore politico-mondiale- a mostrare se stesso senza filtri.Comunista convinto come suo padre, è non solo sostenitore del Partito Labourista inglese ma supporta molte azioni benefiche,tra le ultime la Marcia per Gaza.
Forse un pò troppo eccessivo nel voler prendere decisioni per tutti,anche per questioni poco musicali. Etichette,copyrights e questioni economiche.
Quello che poi poco importa alla musica vera, Waters divide il pubblico proprio perchè è così, un simpatico autoritario.
Non possiamo però nascondere che grazie a lui, il gruppo e quel tipo di musica oggi, sono i più riconosciuti, perchè almeno una volta nella vita – “Another brick in the wall” a parte – ognuno di noi ha cantato almeno una sola frase di quelle canzoni, i cui testi sono stati messi giù da lui, uno come noi.
E allora amico Roger,quando guarderemo la luna sul tetto di una casa, trova tu le parole anche per noi.
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