Per il tempo in cui ho letto “Una vita incerta” di Peter Stamm il sentimento che mi ha seguito è stato la tristezza, con questo non voglio però dirvi che si tratta di una lettura deprimente, non lo è affatto, ma lo scorrere degli eventi e delle azioni legate alla vita di Kathrine sono connotati di una tristezza intrinseca difficile da nascondere.
Ci troviamo in Norvegia, in una piccola comunità dove tutti si conoscono, dove la rigidità dell’inverno condiziona la vita delle persone ed il paesaggio circostante è composto da infinite distese di ghiaccio e neve. Kathrine ha 28 anni, un figlio, un divorzio alle spalle ed un secondo matrimonio in fase di rottura, un lavoro stabile presso la dogana, una casa e pochi amici. Non è annoiata dalle sue abitudini, ma neppure gratificata da un lavoro interessante o affettivamente unita alla sua famiglia, si lascia vivere permettendo agli altri di decidere per lei. Non è mai stata innamorata del suo primo marito, si è sposata senza una ragione precisa, per poi sposarsi una seconda volta con un uomo che le pareva essere migliore del primo, ma rivelatosi solo un bugiardo disposto a screditare la moglie perchè uscita dai suoi dispotici schemi mentali. Lo stesso anche con suo figlio, non lo ha mai desiderato, ma è stata solo una naturale conseguenza del matrimonio.
C’è qualcosa però nell’animo di Kathrine che la disturba, e nonostante non riesca a capire cosa sia decide di partire, prende la nave per andare da Christian, alla ricerca di un sentimento che non c’è mai stato, ma nella speranza che sia vero. Eppure quando lo raggiunge non scopre l’amore, ma capisce che ciò che le sta accadendo è semplicemente diverso, che al di fuori del suo minuscolo villaggio esistono luoghi e persone non felici, ma che probabilmente scelgono di non esserlo. Kathrine trascorre in viaggio appena due settimane, il tempo le è però sufficiente per confrontarsi con nuove persone e intuire che la loro realtà è manipolata dalla paura di fare la scelta giusta, vivendo così nell’ansia e spesso prendendo la decisione sbagliata.
Il mondo fuori dalla sua comunità non è allora poi così interessante come credeva, Parigi è bella, non ha ghiaccio e non ha neve, ma senza la vivacità di uno spirito che ha voglia di sapere nulla può essere davvero significativo. Che fare quindi, non esiste un posto dove rifugiarsi, ma l’unica soluzione è tornare a casa e prendere quelle decisioni che per tanti anni si è scelto di ignorare.
Tristezza sì, per le amare costatazioni che si è costretti a fare quando i presupposti sono ben altri, ma un messaggio positivo in fondo ci accompagna, ed è la forza che abbiamo in noi stessi di superare l’amarezza e scegliere di non averla più.
E voi cosa ne pensate?
“Una vita incerta” di Peter Stamm, ed. Neri Pozza, € 13.00, pag. 176
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